Elena, i colori della natura.

Seguendo Elena, alias Tuttosicrea, entrerai in un mondo che ha i contorni della natura.

La natura si trova rappresentata nelle scelte dei materiali, nelle forme attraverso oggetti e accessori in argilla, si moltiplica nelle stampe a mano con motivi vegetali, entra come ingrediente principe per la preparazione delle tinture vegetali in cui Elena immerge tessuti e filati naturali che, come per magia, si accendono dei colori del bosco. Ma la magia e gli incantesimi non servono perchè scoprirete che Elena, più che a una 'strega' assomiglia a un moderno alchimista, leggete e vedrete. 

Ciao Elena, raccontaci qualcosa di te

Sono Elena, ho 33 anni e vivo in Brianza con tre gatti e un eterno fidanzato-pressochè marito-amico del cuore. Sono un’artigiana della natura ma ho una formazione storica, infatti sono codicologa: in una “vita precedente” studiavo i manoscritti medievali. Mi piace leggere e studiare, fare camminate, visitare siti archeologici e città d’arte. Sono appassionata di cultura romana e di tutto ciò che è antico. Naturalmente ho molto a cuore la nostra Terra, cerco di vivere in modo sostenibile e mi piacciono tutti gli animali… vorrei tanto un asino!

 

Che significato ha o a cosa è ispirato il nome "Tuttosicrea"?

Questo nome riprende il postulato della fisica “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: ho dato un’interpretazione artistica a questo concetto, poiché nell’arte, invece, tutto si può creare, quando le mani e la mente lavorano assieme.

 

Come è nata la passione per le piante?

 

Entrambi i miei genitori sono stati molto amanti della montagna e una delle attività che facevamo più spesso insieme era andare a camminare per sentieri. Io sono nata cittadina, perciò per me entrare nel bosco era come cambiare mondo: tutto mi incuriosiva, tutto attirava l’occhio. Poi crescendo e studiando ho ancor meglio compreso la stupefacente complessità del mondo naturale, e quanto la natura sia la prima artigiana che con mani esperte incessantemente crea piccole e grandi meraviglie; non sempre perfette, simili ma tutte diverse, con perizia frutto di una… lunga esperienza :) proprio come gli artigiani!

 

Dove hai imparato l'arte della tintura vegetale?

Tutto è nato all’interno di un percorso più ampio alla ricerca di una maggiore sostenibilità nei nostri consumi di famiglia. Quando ho iniziato a fare il sapone in casa ho letto dell’uso di sostanze vegetali per colorare le saponette. A me questo non interessava sul momento, ma poi ho ripensato a quando mia mamma tingeva i centrini con il tè e ho fatto due più due. Ho vissuto in mezzo alle stoffe e ai tessuti per tutta l’infanzia, in una famiglia di sarte e artigiani del tessile, perciò in qualche modo ho trovato la quadratura del cerchio di tutte le esperienze che avevo assorbito. Natura, sostenibilità, artigianato e “vita lenta”. Allora, poichè come Hermione Granger quando non so qualcosa vado in biblioteca, ho preso tanti libri e ho studiato tutto quello che ho trovato sulla tintura vegetale. Ho sperimentato, provato, sbagliato, ricominciato fino ad acquisire l’esperienza per formulare le mie ricette. Tuttavia ancora oggi, dopo sette anni, questa tecnica mi riserva delle sorprese, poiché è spesso imprevedibile e inaspettata.

 

Io t'immagino con un grande cesto aggirarti tra prati e boschi come un folletto, ma come avviene la raccolta delle piante tintorie?

Il primo fattore da conoscere è la stagionalità: non solo non tutte le piante sono tintorie, ma le loro proprietà variano a seconda del periodo di crescita. Quando è il momento giusto per cogliere una pianta prendo i miei sacchetti di cotone, i guanti e le forbici da giardinaggio e cammino :) alcune erbe si trovano in certi prati, altre nel bosco, altre ancora le colgo quando mi trovo in viaggio in habitat diversi dal mio. Bisogna conoscere i luoghi della zona dove si vive e tenere gli occhi aperti quando si va altrove. Ormai il mio compagno si è rassegnato ai miei “Ferma! Ferma! Ferma!” quando adocchio una pianta al bordo della strada e devo sostare a raccoglierla :D

Altri vegetali invece si trovano più semplicemente nell’orto o sono addirittura scarti di cucina. Allora mobilito famigliari, amici e vicini per tenermi da parte bucce, noccioli, scorze, foglie...

 

Mi vengono in mente i riti legati alla raccolta dell'erba di San Giovanni, c'è qualche "rito magico" tuo o tradizionale che segui nella raccolta?

In realtà… no :) molte persone associano istintivamente questa mia attività a qualche forma di credenza spirituale o simili, ma io sono invece una persona estremamente razionale. Mi interessano molto i riti e le tradizioni del passato legati alle piante e ai loro usi, ma come espressione di cultura e di civiltà. Non c’è nulla di esoterico in quello che faccio, anzi, una buona dose di scienza chimica, biologica e botanica :D Penso che la natura sia già straordinariamente ricca, affascinante, bellissima e interessante così com’è, nella sua realtà concreta e quotidiana, e non sento il bisogno di rivestirla di ulteriori significati “altri”: è il nostro mondo, ed è spettacolare.

Qual è la fase più difficile della tintura vegetale?

La valutazione del pH e delle interazioni con i metalli. Mi spiego: la tintura ha molto di imprevedibile, poiché ci sono tante variabili che possono influire sul risultato come la durezza dell’acqua, la fase di maturazione della pianta, il terreno dove è cresciuta. Tra queste anche la scelta della pentola da usare, poiché metalli diversi – rame, alluminio, ferro, acciaio – possono far virare il colore in modo sì prevedibile ma mai con certezza. Lo stesso vale per il pH – cioè il grado di acidità o alcalinità – del bagno colore. L’esperienza è l’unico modo per cercare di prevedere più accuratamente il risultato, oltre a un bel taccuino dove segnare tempistiche, quantità e tutti i dati necessari con un campione del colore ottenuto. A volte i più bei colori si raggiungono per caso o addirittura per sbaglio, e non è facile riprodurli se non si è annotato tutto!

 

Oltre alla tintura utilizzi le piante in altri modi?

Le piante sono ispirazione per altre creazioni come i gioielli fogliolina e i taccuini botanici, i timbri e gli accessori che preparo sempre a tema natura. Mi piace poi, insieme al mio compagno, fare liquori, conserve, tisane, dolci etc con le piante. Le uso infine per i miei saponi e prodotti per l’igiene e la cura della pelle, come gli oleoliti e i burri labbra. Tutte queste cose le faccio per me e la mia famiglia, nell’ambito, come detto, di un modello di consumo basato sull’autoproduzione.

Quale fase della lavorazione preferisci?

 

Il risciacquo! E’ la fase più faticosa, poiché sciacquare una stola di due metri di lana zuppa non è affatto semplice come sembra, ma è la mia preferita. L’acqua scorre via dal tessuto prima intensamente colorata, poi sempre più trasparente e rivela la tonalità rimasta sulla stoffa, che non sempre è la stessa del bagno colore. Anzi, addirittura alcune piante cambiano ancora in fase di asciugatura a contatto con l’aria! Anche questo momento mi piace molto: le pezze stese all’aperto o d’inverno sulla stufa ondeggiano una accanto all’altra in un arcobaleno di stoffa.

 

Il colore di tintura che più ti meraviglia?

Ce ne sono tanti, praticamente tutti :D ma due in particolare sono i miei prediletti: il cavolo e la cipolla. Sono ortaggi così umili, così semplici, ma sanno dare tantissimo. La cipolla ha un’intensità di colore fortissima e tinge con una caratteristica variegatura che, specie sulla seta, è semplicemente spettacolare. Quello del cavolo invece è un pigmento difficile, poiché sensibilissimo alle variazioni di pH, e usarlo in modo soddisfacente richiede esperienza. Il bagno colore è viola, poi diventa blu come l’inchiostro, sul tessuto è azzurro per poi rimanere turchese dopo il risciacquo con la giusta quantità di fissante naturale al pH corretto.

Un progetto per il 2018

Ne ho in mente ben più di uno! In ordine sparso: partecipare a fiere dal vivo, scrivere finalmente il manuale di tintura che in tantissimi mi chiedono, intensificare le collaborazioni con altre artigiane e… cambiare casa, per avere più spazio per coltivare le erbe tintorie più in grande!

Ora domande curiose!

Viene da sè.. se fossi una pianta quale saresti?

Mi piacerebbe essere un olivo. E’ una delle piante più utili per l’uomo, coltivata da millenni, simbolo e indicatore stesso di civiltà. E’ l’emblema della pace e unisce tutti i popoli del Mediterraneo, parla della nostra bella terra assolata e millenaria, della nostra cultura, del nostro lavoro, di ciò che mangiamo e di cosa sappiamo fare. E poi vive a lungo, ne vede tante e… naturalmente è anche tintorio :)

 

Il tuo colore preferito?

Il rosso! E’ il più difficile da ottenere in tintura, dopo il nero (che non mi piace affatto), ma se penso alla parola stessa “colore” è il rosso che mi viene in mente. Nel mio guardaroba però trovi soprattutto i colori della terra e della natura: marrone, verde, giallo, arancio. A pensarci bene non possiedo quasi nulla di blu e di rosa, anche se li uso moltissimo per tingere!

 

Un hobby?

Leggo in ogni minuto libero, soprattutto saggi e gialli storici. D’estate mi piace fare gite con la bici da corsa, ma d’inverno non ce la posso fare :D allora guardo serie tv di fantascienza, fantastoria o poliziesche.

 

Se potessi vivere in un'altra epoca quale sarebbe?

Sicuramente tra Duecento e Trecento, anche se mi incuriosirebbe passare una giornata nell’antica Roma al tempo di Cesare e Cicerone.

 

Un aneddoto di quando eri bambina?

Una delle mie nonne era originaria di un paesino minuscolo sulle Orobie, dove aveva una vecchia casa che in origine era stata un monastero, presumibilmente risalente al Quattro-Cinquecento. Questo grande edificio ad archi e volte appartiene ancora oggi alla mia famiglia, e qui ho passato ogni estate della mia infanzia: le stanzette minuscole, il solaio pieno di vecchie meraviglie, i loggiati e le colonne di pietra. In realtà è una casa rurale, semplice e rustica, col bagno fuori e senza riscaldamento, ma per me era (ed è) una fantastica reggia: il bosco a un passo, le montagne sopra la testa e il silenzio della valle sotto i piedi. Per la bambina che ero, curiosa e già allora fissata con la storia, non c’era niente di meglio!

Profumo preferito?

Perlopiù amo gli odori del cibo: il pomodoro fresco, il soffritto, il pane… ma anche gli aromi delle officinali, del basilico, della lavanda, e degli agrumi...

 

Il piatto a cui davvero non riesci a resistere?

La pizza e la polenta! Quest’ultima è per me il cibo-coccola: non il cioccolato, non la panna montata… una saporita polenta, gialla, bianca, taragna, calda, fredda, col sugo, col formaggio, coi funghi, se ho bisogno di conforto alimentare scelgo lei!

 

Un viaggio che vorresti tanto fare?

Indietro nel tempo :)

 

Il luogo dove davvero ti senti a tuo agio?

 

La mia casa in montagna, quella della nonna. Il tempo rallenta e tutto sembra inspiegabilmente più semplice. Mangiare, lavorare, camminare, avere attorno gli affetti, senza complicazioni e soprattutto senza fretta.

 

 

Grazie Elena, è stata davvero una bella intervista piena di spunti e densa di atmosfera, io dopo questa chiacchierata vado a fare una passeggiata nel bosco!

 

Elena la incontrate qui
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